Cosa è la CSR? Secondo la spiegazione più diffusa, la sigla – per esteso Corporate Social Responsibility – indica la responsabilità delle imprese per il loro impatto sulla società e viene inquadrata in base all’impegno costante a perseguire la sostenibilità nelle sue tre dimensioni: economica, sociale ed ambientale. Per svolgere la sua attività, l’impresa attinge al patrimonio di risorse, materiali ed immateriali che è tratto in parte sensibile dal territorio in cui insiste e dalla comunità in cui opera. Ma se prende, deve anche restituire affinché il suo “bacino di approvvigionamento” non si impoverisca. Lo sviluppo sostenibile di un dato ecosistema costituisce una leva strategica per la crescita dell’impresa nel tempo, in una logica win/win: nessuna impresa, infatti, riesce a prosperare in un contesto depresso.
La definizione di sviluppo sostenibile, oggi di straordinaria attualità, risale al 1987 e viene dal rapporto “Our Common Future” della Commissione mondiale per l’ambiente e lo sviluppo (Commissione Bruntland) del Programma ONU per l’ambiente:
“L’umanità ha la possibilità di rendere sostenibile lo sviluppo, cioè di far sì che esso soddisfi i bisogni dell’attuale generazione senza compromettere la capacità delle generazioni future di rispondere ai loro”.
È un concetto che porta ad unicum le tre dimensioni della sostenibilità: #economica, #sociale e #ambientale, e che chiama tutti noi all’azione per partecipare responsabilmente al cambiamento in una logica di lungo termine.
La Sostenibilità non è solo una questione ambientale. Le molteplici dimensioni dello sviluppo sostenibile, sono oggetto della diretta attenzione delle Nazioni Unite fino dal settembre 2015, quando sono stati stabiliti gli obiettivi di lungo periodo. Il programma d’azione, sintetizzato nei 17 Sustainable Development Goals (#SDGs) da raggiungere entro il 2030, è stato sottoscritto da 193 Paesi membri dell’ONU. Sono stati definiti 169 target e vari indicatori, ripartiti in cinque aree d’intervento: Persone, Pianeta, Prosperità, Pace e Partnership. Le imprese, sia per il loro ruolo diretto nei processi produttivi sia per la responsabilità sociale di cui sono investite, sono chiamate a dare il loro contributo attivo al cambiamento, concentrando impegni e risorse nel migliorare performance e impatti, in un quadro di coerenza con valori aziendali, business e obiettivi di risultato economico. Misurare e comunicare gli impegni ed i risultati ottenuti alla luce dell’Agenda 2030, guidata dai SDGs, consente alle imprese di inquadrare aree di miglioramento e di essere protagoniste attive dello sviluppo sostenibile, in un linguaggio condiviso a livello globale. È la sfida chiave per il destino del pianeta, che contiene in sé la grande opportunità di generare valore aggiunto nella valutazione delle performance – economiche, sociali ed ambientali – dell’impresa da parte di clienti, finanziatori ed altri stakeholder, rafforzandone la competitività sugli scenari nazionali ed internazionali.
Corporate Governance è una definizione che si incontra sempre più spesso quando si parla di sostenibilità e di responsabilità sociale. Identifica il sistema di governo dell’impresa, in un significato che racchiude un insieme ampio e articolato di valori e principi. Le politiche, le strategie e le regole a cui l’organizzazione aziendale si ispira per soddisfare l’interesse di tutti i soggetti coinvolti nella vita societaria, quelli che con un’altro termine ormai di uso comune sono indicati come stakeholder, sono espressioni della Corporate Governance. Come si realizza una buona governance? Occorre ispirare la gestione aziendale al rispetto rigoroso delle leggi e dei comportamenti che tutelano i diritti umani e l’ambiente, che bandiscono ogni forma di corruzione, e che impongono la chiara e trasparente rendicontazione delle proprie performance economiche, sociali ed ambientali. La prevenzione dei rischi così e l’applicazione della meritocrazia nella valorizzazione del capitale umano sono altri due punti fondamentali per attuare una buona governance, su cui incidono anche le politiche di etica retributiva e la promozione della cultura della diversità, anche nella composizione degli organi di gestione dell’impresa. Oggi, con peso sempre crescente, la Corporate Governance è un elemento chiave dell’identità aziendale e della reputazione dell’impresa, al punto di essere oggetto di specifica valutazione da parte degli stakeholder, a partire da finanziatori e clienti.
Perché la CSR fa bene alle imprese?
• Perché un’azienda responsabile impegnata sui temi dello sviluppo sostenibile è considerata meno rischiosa e dunque più seria e affidabile.
• I clienti e consumatori sono più propensi ad acquistare e raccomandare i prodotti,
• gli investitori più inclini a concedere finanziamenti,
• dipendenti, professionisti e fornitori più stimolati nel perseguire gli obiettivi aziendali,
• i media più predisposti a raccontarne le vicende.
Performance ESG. Environmental, Social e Governance: questa l’esplicitazione della sigla ESG, che ricorre con sempre maggiore frequenza nelle cronache. Indica le tre aree di riferimento in cui l’impresa porta avanti politiche, programmi e azioni per migliorare i risultati e gli impatti della propria gestione in termini economici, sociali ed ambientali. Misurare le performance in questi tre ambiti, coinvolgendo i diversi soggetti interessati, gli stakeholder, consente alle imprese di identificare i rischi e le opportunità che possono minare o agevolare la strada verso il successo delle proprie attività di business.“Environmental”, termine inizialmente riferito agli impegni contro l’inquinamento, ormai identifica un concetto esteso a tutte le iniziative a salvaguardia dell’#ambiente, dal contenimento delle #emissioni di CO2 ad un più efficiente utilizzo delle risorse naturali, attraverso il recupero ed il riciclo dei prodotti in ottica di economia circolare.”Social” si riferisce agli impegni per migliorare gli impatti dell’impresa sulle persone e la comunità, a partire dal rispetto dei diritti umani e dall’attenzione alle condizioni di lavoro, salute e sicurezza comprendendo iniziative per la parità di genere ed il contrasto a qualsiasi forma di discriminazione, fino alla realizzazione di progetti che contribuiscono allo sviluppo economico, sociale e culturale del territorio in cui operano. “Governance” è riferito alla organizzazione dell’attività aziendale e alle sue regole. Guarda all’Insieme di valori, principi e strumenti attraverso i quali vengono soddisfatti gli interessi dei soggetti a vario titolo coinvolti nella vita societaria. Una buona governance (vedi Pillola di CSR #4) concorre a costruire l’identità aziendale e la reputazione dell’impresa. I risultati delle performance ESG, valutate con appositi rating detti rating ESG o anche rating di sostenibilità, concorrono a definire il livello di affidabilità dell’impresa da parte di finanziatori, clienti ed altri portatori di interessi
Il Rating di Legalità è l’indicatore di cui possono fregiarsi le imprese che adottano elevati standard nella gestione delle attività aziendali. Introdotto dal Decreto Crescitalia nel 2012, è l’unico indicatore etico che viene rilasciato dallo Stato alle aziende. A quelle che si dimostrano in possesso dei requisiti richiesti e ne ottengono l’attribuzione da parte dell’Autorità Garante per la Concorrenza ed il Mercato AGCM (Antitrust), la legge attribuisce vantaggi e premialità nell’accesso al credito erogato dalla banche ed ai finanziamentipubblici. Le PubblicheAmministrazioni sono infatti obbligate ad applicare nell’attribuzione di finanziamenti almeno uno dei seguenti criteri premiali: • concedere preferenza in graduatoria; • attribuire un punteggio aggiuntivo; • riservare una quota delle risorse finanziarie allocate.
Ma chi può fregiarsi del Rating di Legalità? La richiesta viene avanzata da imprese iscritte da almeno due anni al Registro delle imprese e con un fatturato nell’ultimo esercizio non inferiore a 2 milioni di euro. In base ai requisiti posseduti, il punteggio può variare da un minimo di una stella ad un massimo di tre attestando i diversi livelli di impegno per una gestione responsabile e sostenibile delle attività aziendali e suggerendo la strada per migliorare organizzazione dell’impresa e performance ESG (vedi Pillole di CSR #6). Ad oggi sono oltre 10.000 le PMI virtuose presenti nell’elenco pubblicato sul sito dell’Authority.
Accountability: termine utilizzato a livello globale per indicare la capacità di una organizzazione di misurare e rendicontare i risultati di gestione delle proprie attività. Al #bilanciodiesercizio che ne rappresenta gli andamenti economico-finanziari, le imprese sono chiamate, ed in taluni casi obbligate per legge, ad affiancare la rendicontazione delle proprie performance anche dal punto di vista sociale ed ambientale redigendo un bilancio sociale o un bilancio di sostenibilità. Attraverso l’introduzione nel controllo di gestione di specifici indicatori, l’impresa può misurare i propri impatti sulle persone e il pianeta e poi definire strategie di miglioramento, in base alle attese ed interessi dei suoi azionisti, clienti, finanziatori ed altri stakeholder. Strumenti concreti per ridurre i rischi che possono minarne la continuità operativa e nel contempo necessari a massimizzare la produzione di valore aggiunto e dunque la redditività dell’impresa.
Stakeholder Engagement In parole semplici, sono identificati come #stakeholder tutti i soggetti ai quali, a vario titolo, l’impresa deve rendere conto. “Ingaggiarli”, stabilire con loro un dialogo costruttivo e positivo, è l’obiettivo: oggi un buon prodotto o un consolidato portafoglio clienti non bastano più a determinare il successo dell’impresa. Allo stakeholder engagement concorrono vari fattori tenendo conto dei diversi portatori d’interesse e le modalità con cui ci si relaziona. Partendo da un ascolto strutturato delle preoccupazioni, esigenze ed aspettative degli stakeholder, siano essi dipendenti, clienti e fornitori, istituzioni finanziarie e comunità di riferimento, l’impresa può meglio comprendere quali siano gli ostacoli da rimuovere ed i rischi da gestire, i gap da colmare e le sinergie da attivare fino a generare nuove soluzioni in una logica win-win. Favorire la contaminazione tra idee e bisogni, risorse e competenze, in ottica di open innovation, consente di scoprire ambiti, spesso inesplorati, di miglioramento delle performance aziendali (economiche, sociali ed ambientali), e di rispondere a nuovi segmenti della domanda sempre più sensibili ai temi della CSR e sostenibilità. Un cambio di paradigma, dunque, nella interpretazione del capitale relazionale e poi reputazionale dell’impresa calato nell’intero ecosistema di riferimento, inteso come asset intangibile, come patrimonio aziendale da tutelare e valorizzare. L’orientamento alla customer satisfaction, tipico dei tradizionali approcci del marketing e della comunicazione di impresa, lascia dunque il posto alla soddisfazione di tutti i portatori d’interesse perché solo riconoscendo la “sovranità degli stakeholder“, l’impresa può costruire relazioni di fiducia, vere e durature, su cui basare il suo successo sostenibile nel tempo. #CSRMed
Superata la fase filantropica, di elevazione strategica, di integrazione nelle sue tre dimensioni-economica, sociale e ambientale- fino a incorporare anche quella digitale, la #responsabilitàsociale si evolve ancora per divenire motore di cambiamento, di #resilienzatrasformativa dove la società della conoscenza è chiamata a nobilitare ed abilitare le persone, mettendo insieme intelligenza collaborativa e intelligenza artificiale. Non si parla solo di una diversa interazione tra uomo e macchina ma tra uomo e uomo anche attraverso la tecnologia, che ridisegnando tempi, luoghi e spazi consente nuove forme di coinvolgimento, partecipazione, collaborazione e cooperazione.
Alle imprese servono idee nuove e soluzioni concrete, che possono nascere solo dalla contaminazione tra conoscenze e competenze nell’ottica di una massima valorizzazione della diversità che, in tutte le sue forme e manifestazioni, è da considerarsi una delle più grandi risorse per creare #valoresociale, #fattorecoesivo di qualsiasi organizzazione e vantaggio competitivo per l’impresa.
Una diversa visione contro qualsiasi forma di discriminazione che vede nel concetto di #empoweringpeople la leva per liberare e dare massima espressione al potenziale di ciascuno, attraverso la possibilità di essere migliore dando il meglio di sé. Ed ecco che i concetti di #inclusione, #pariopportunità e cultura della #diversità divengono #fattoricompetitivi dell’impresa.